Responsabilità delle morti bianche, il CNTDP scrive alle Regioni
L’Inail calcola gli incidenti mortali sul lavoro relativi all’anno 2015, e il totale è da brivido: 694, mentre le “morti bianche” denunciate sono state 1246: una vera e propria strage.
L’Ente ha anche calcolato il numero di infortuni sul lavoro, sempre riferiti al 2015, e il dato, secondo le denunce presentate, riporta a poco mendo di 637 mila (6,6% in meno rispetto al 2014, non calcolando i casi di infortuni ancora in fase di accertamento che, se venissero riconosciuti, porterebbe il dato ad un incremento dell’ 1,7% di morti sul lavoro rispetto al 2014). Dinanzi a questi numeri, comunque, va da sé la domanda (non retorica) circa le responsabilità delle Regioni (che dovrebbero effettuare, con i presidi multizonali di igiene e prevenzione, i controlli e “fornire alle ASL prestazioni specialistiche in materia di igiene e sicurezza degli ambienti di vita e di lavoro”). Gli Enti locali regionali, però, non risultano essere in grado di calcolare (e quindi prevenire) le reali violazioni e inadempimenti a causa della carenza delle attività ispettive e della mancanza di una mappatura delle aziende a rischio, (sia per quel che riguarda i dipendenti che i residenti nelle zone limitrofe alle imprese che emettono fumi nocivi), motivo per cui il Coordinamento Nazionale Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei luoghi di lavoro ha inviato ufficialmente una lettera alle Regioni Italiane in cui si chiede l’accesso agli atti “per finalità statistiche, a riguardo dei dati delle finalità ispettive e sanzioni rilevate ai sensi della vigente normativa in materia di igiene e sicurezza del lavoro, relative agli anni 2014 e 2015, nel territorio di competenza da parte degli organi di vigilanza delle AA.SS.LL. afferenti a ciascuna regione”. Solo attraverso questi datisecondo il CNTDP si potranno davvero indirizzare veri Piani Mirati .
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